Serra Moresca

Il progetto della Serra Moresca è del 1840 ma già nel 1905 vi furono apportate le prime modifiche: il retro della Serra venne sopraelevato per accogliere l'abitazione del giardiniere, e più tardi, negli anni '20, fu destinato ad abitazione per il personale addetto al pollaio che nel frattempo era stato ricavato nell'area dell'ormai rovinosa Grotta.

Per la ricostruzione della struttura originaria, sono state di fondamentale importanza, la descrizione della Villa fatta da Giuseppe Checchetelli nel 1842, la Perizia dell'Arch. Parisi del 1905, i due disegni dello Jappelli conservati all'Archivio di Stato di Roma e l'incisione di Giacomo Caneva pubblicata da Checchetelli.

Serra Moresca

Il prospetto principale, sul lato più lungo, è articolato in 7 scomparti, intercalati da pilastri di pietra albana graffita con ornamenti moreschi dipinti, con al di sopra una colonna esagonale di ghisa. Ogni scomparto è chiuso da grandi vetrate policrome con intelaiatura di ghisa dal ricco disegno moresco.

L'ingresso, disposto sul lato minore dell'edificio, era fiancheggiato da due vasi in ghisa (oggi scomparsi) e presenta un arco moresco rientrante, sormontato da un frontone dipinto di un fondo bleu con stelle d'oro e da una complessa struttura in ghisa e vetri, che forse nascondeva una iscrizione dedicatoria al principe Alessandro e a sua moglie Teresa, come scrive Checchetelli.

Lo stesso disegno dell'esterno della facciata minore si ripete anche sulla parete interna di fondo, ma al posto dei vetri troviamo gli specchi, a moltiplicare i rilessi colorati della sala.

Nei documenti risulta che a ridosso delle murature erano sistemati, un tempo, dei cassettoni pieni di terra per le piante, sormontati da colonne in legno scanalate ed alte quanto l'intera struttura, che servivano d'appoggio alle piante stesse o come supporti per drappi e tendaggi; oggi la sala è allestita con grandi vasche in ferro che contengono diverse varietà di palme, e di altre essenze adatte ai climi caldi, come già previsto da Jappelli.

Il soffitto è composto da semplici e grandi incavallature di legno dipinte e da una copertura di vetri trasparenti.

Per creare un effetto scenografico, Jappelli aveva creato, lungo la parete nord della sala, un pannello mobile, che nascondeva un vano arcuato in cui poteva trovare spazio un'orchestra; questa parete scorrevole non esisteva più già nel 1905, quando le fonti documentarie descrivono al suo posto una vasca in travertino (ancora al suo posto) alimentata da un getto d'acqua che sgorgava da un'anfora retta da una figura femminile in ghisa, oggi posta a decorare la piccola fontana del prospetto settentrionale del Casino dei Principi.

Le decorazioni della Serra vennero eseguite dal pittore Giacomo Caneva riprendendo modelli decorativi contenuti nel libro di James Canavah Murphy, The Arabian Antiquities of Spain, London 1816 come indicato al pittore dallo stesso Jappelli.

Annesso alla Serra, ma arretrato rispetto al prospetto minore, si trova un edificio ad emiciclo, oggi adibito a Biglietteria/Bookshop, con ingresso a ferro di cavallo che metteva in collegamento la Serra con i locali destinati alle cucine al piano superiore. Sopra la porta dell’emiciclo si trova un'iscrizione celebrativa in caratteri cufico-tamurei così tradotti da Checchetelli: Scenda la benedizione di Dio sul Principe Alessandro Torlonia potente in Dio.

Per le modalità di visita consultare la pagina Informazioni pratiche e Biglietti e audioguide.