L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - novembre 2022
Cipriano Efisio Oppo (Roma, 1891 – Roma, 1962)
Le castagne, 1942
Olio su tela, cm 50x65
In comodato d’uso Fondazione Archivio C.E. Oppo
In questa natura morta, l’artista ha saputo restituire un’atmosfera vibrante di malinconia e intimità. Su di un piano dalla tonalità uniforme e calda sono adagiati, in ordine casuale, un libro, quattro castagne e una grande ciotola di ceramica con manici al cui interno sono riposti alcuni oggetti. Sul fondo della composizione, una fotografia in bianco e nero, poggiata in verticale contro un piano scuro, ritrae una giovane donna a mezzo busto, con il bel volto sorridente voltato di profilo verso sinistra. Rispetto all’ambiente interno così scuro ed intimo, la fotografia ci proietta verso un immaginario mondo esterno cui è rivolto lo sguardo illuminato della ragazza. Alla stagione autunnale, cui le castagne e la tenue illuminazione dell’ambiente alludono, sono contrapposte, in una specie di ossimoro visivo e concettuale, la stagione giovanile e la vitalità del soggetto ritratto. Il libro aperto, in cui un nastro arancione tra le pagine segna il punto di una lettura interrotta, crea un senso di sospensione del tempo. L’insieme della composizione è evocativo di un contesto e di una narrazione che va oltre gli oggetti rappresentati: l’atmosfera familiare pacata e raccolta, presenze e voci vicine o lontane, storie la cui transitorietà nello scenario della vita è affermata dal tema stesso della “natura morta”.
Nei primi anni Quaranta del ‘900, Oppo realizza una serie di opere che hanno a tema proprio la “natura morta”, dipinti in cui colloca oggetti, fotografie, libri che testimoniano la sua volontà di ritrovare l’intimità della vita familiare preservata, negli anni difficili della Guerra, nella villa a San Michele di Moriano (Lucca), dimora acquistata per far sentire più al sicuro i propri cari. In quel periodo scrive lettere all’amico pittore Mario Broglio che testimoniano una condizione psicologica carica di sfiducia, ma confortata dagli affetti. La ragazza della fotografia inserita in questo dipinto è la figlia Eugenia, ritratta da Oppo in varie occasioni con una serie di scatti.
CIPRIANO EFISIO OPPO (Roma, 1891 – Roma, 1962)
Fu personalità versatile e poliedrica, che all’ impegno di pittore, disegnatore, scenografo, critico d’arte e cinematografico, aggiunse, nel periodo interbellico, quello, non meno coinvolgente, di promotore degli artisti ed organizzatore di rassegne di arti visive di grande rilevanza; basti citare la direzione artistica della Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni a Roma, da lui ideata, condotta a partire dalla prima edizione del 1931 fino a quella del 1943.
L’attività di promotore culturale non gli impedì di proseguire la carriera di pittore, avviata partecipando ad importanti esposizioni nazionali quali la Biennale di Venezia nel 1926. Negli anni dell’impegno pubblico preferì tuttavia esporre all’estero, per evitare il conflitto di interesse, partecipando a numerose attività e mostre. Varie sono le sue esperienze negli USA: nel 1931 fu componente della giuria del Premio Carnegie a Pittsburgh; partecipò, in quello stesso decennio, a An Exhibition of Contemporary Italian Painting al Baltimore Museum e alla World's Fair di New York. Espose, tra l'altro, anche al Jeu de Paume di Parigi nel 1935. Pur essendo uomo di partito - è nota la sua adesione al Fascismo, dove svolse anche la carica di Deputato della Camera - portò avanti la sua attività di promotore delle arti con vera passione nella individuazione di talenti che rappresentavano le varie tendenze artistiche presenti sul territorio. In un discorso tenuto alla Camera egli sottolineò come “Il problema dell’arte è oltretutto anche un problema politico come quello della scienza e come in generale tutti i frutti dell’intelletto e della cultura”, volendo affermare così la necessità che arte e cultura vivano indipendentemente dalla vita politica.
Da un punto di vista artistico, Cipriano Efisio Oppo inizialmente venne influenzato dal clima simbolista internazionale e dal divisionismo italiano, transitando per una pittura di stampo fauve ed arrivare infine alla affermazione di uno stile pittorico dalla pennellata veloce e diretta e ad una matura padronanza della pittura tonale. Fu intensa anche la sua attività di scenografo per il Reale Teatro dell'Opera Roma, per il Maggio Musicale Fiorentino e per la Scala di Milano. Ha realizzato anche opere ad affresco, con Sironi e Santagata, alla Casa Madre dei Mutilati di Roma e, da solo, nella Cattedrale di Pomezia.
Avendo aderito alla Repubblica Sociale Italiana, senza però ricoprire alcun incarico politico, venne arrestato a Venezia, dove insegnava, nell'aprile del 1945. In quella circostanza venne riconosciuto dal suo ex allievo dell'Accademia di Belle Arti, Afro Basaldella, vicecomandante di una brigata partigiana, che lo portò in salvo a Roma. Nel dopoguerra, si ritenne libero di esporre alla Quadriennale come artista nella V e VI edizione, nel 1948 e nel 1951. Nel 1960 venne nominato Accademico di San Luca.
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