L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - settembre 2022
Settembre 2022:
Ferruccio Ferrazzi (Roma, 15 marzo 1891 – Roma, 8 dicembre 1978)
Domenica (Nudo all’aperto), 1915
Olio su tavola, cm 93,5x111,5
Comodato eredi Ninetta Ferrazzi
“Dio mio perché essere schiavi di un quadro o altra forma qualsiasi geometrica? [...] No, è troppo noioso tutto questo. Noi siamo spettatori da un solo punto, perché non definirlo? Non esistono piani di base, le figure poggiano dove le collochiamo, non in funzione di quella o altra linea del quadro”. Così scrive Ferruccio Ferrazzi in una pagina del suo diario nel luglio 1915, scagliandosi con fervore contro il tradizionale formato quadrangolare del supporto pittorico. Si spiega così il profilo irregolare della tavola di Domenica (Nudo all’aperto), il cui bordo superiore presenta una sagomatura che segue il movimento repentino delle braccia della donna, intenta a pettinarsi volgendo le spalle allo spettatore.
Il soggetto tradizionale del nudo femminile inserito nella natura diventa qui il fulcro architettonico di uno spazio senza connotazioni specifiche di tempo e luogo. L’imponente figura, dipinta con pennellate materiche e colori acidi che rivelano l’influenza degli espressionisti tedeschi, si ricava una cavità spaziale di cui detta le leggi e i contorni, costituendo un frammento di spazio autonomo e chiuso in sé stesso.
Ferruccio Ferrazzi dipinge questa tavola nel 1915: per lui sono anni di grande sperimentazione, durante i quali concentra la sua ricerca sullo studio attento della figura umana e dello spazio prospettico, che egli rivisita mettendo in discussione la tradizionale “finestra” albertiana. Domenica (Nudo all’aperto) è un buon esempio della poetica del “frammento unitario” di Ferrazzi, secondo la quale il formato della tela deve adattarsi al suo contenuto, risultando in forme irregolari, con lati obliqui e tagli inusuali che eliminano gli angoli morti, concentrando l’attenzione unicamente sul soggetto e accentuandone i movimenti o le linee di forza. Ragghianti sottolinea come ciò avvicini il soggetto rappresentato allo spettatore, creando un rapporto più paritetico, “come un dramma teatrale portato in mezzo al pubblico [...] e non distanziato sul palcoscenico e inquadrato nel suo arco”.
Domenica (Nudo all’aperto) è esposto per la prima volta nel 1916, alla LXXXV Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ferrazzi, allora venticinquenne, allestisce personalmente la sala che accoglierà le sue opere, configurandola come l’interno di un prisma, con pareti sghembe come le sagome dei quadri che espone. La “sala prismatica” è giudicata scandalosa dalla maggior parte della critica, ma viene apprezzata da un collezionista svizzero, Walter Minnich, che acquista sette delle sue opere e lo invita a trasferirsi presso di lui a Montreux, dove Ferrazzi rimarrà per un anno.
Ninetta Ferrazzi, figlia dell’artista, suppone che il padre avesse portato Domenica (Nudo all’aperto) in Svizzera, ma che negli anni ‘30 questo gli sia stato restituito da Minnich insieme ad altre opere per favorirlo nelle esposizioni di quegli anni. Tuttavia il dipinto rimase invenduto nello studio di Ferrazzi ed è tuttora di proprietà degli eredi.
Ferruccio Ferrazzi nasce a Roma nel 1891. Il padre Stanislao, scultore e copista di quadri, inizia lui e il fratello Riccardo allo studio della pittura. Nel 1907 esordisce sedicenne alla LXXVII Esposizione della Società degli amatori cultori di belle arti di Roma e stupisce l’ambiente romano per la sua indipendenza dai modelli artistici dominanti. L’anno successivo vince la borsa di studio dell’Istituto Catel, in virtù della quale gli viene assegnato come tutor il paesaggista Max Roeder, di ascendenze boeckliniane, che lo introduce nell'ambiente degli artisti tedeschi a Roma. Nel 1913 vince il Pensionato artistico nazionale e nel 1914 si reca per la prima volta all’estero, andando a seguito del padre a Parigi, dove studia pittori antichi e moderni. Rientrato a Roma, negli anni successivi subisce l’influenza del futurismo, che rielabora in maniera personale. Nel 1916 allestisce la propria sala personale alla LXXXV Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, suscitando grande scandalo per la sua dirompente novità. Lo apprezza il collezionista svizzero Walter Minnich, che lo invita nella sua casa di Montreux, dove Ferrazzi si trattiene per un anno. Nel 1922 sposa Horitia Randone, figlia di Francesco Randone, maestro ceramico e cultore di filosofie ermetiche animato da principi di socialismo umanitari. Nel 1926 Ferrazzi riceve il premio Carnegie da una giuria presieduta da Pierre Bonnard e nel 1933 viene eletto tra i membri della Reale Accademia d’Italia: è uno dei pochi accademici non iscritti al partito fascista. Nel dopoguerra prosegue la sua attività artistica ed espositiva, parallelamente alla sua attività di docenza e direzione presso lo Studio del Mosaico Vaticano.
Muore a Roma l'8 dicembre 1978.
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