L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - luglio 2022

Luglio 2022
Emanuele Cavalli (Lucera, 1904 - Firenze, 1981)
Meriggio, 1935
Olio su tela, cm 175x145
Comodato Giuseppe Bertolami

Emanuele Cavalli, Meriggio, 1935, Olio su tela, cm 175x145, dettaglio

«Cavalli è il pittore della dolcezza di vivere». Così nel 1933 il critico Waldemar George descrive l’opera di Emanuele Cavalli. Come tanti, è colpito dalla grazia e dalla squisitezza delle sue opere, in cui i soggetti sono colti in momenti sospesi, cristallizzati, come nel dipinto Meriggio: quattro uomini e una donna vengono rappresentati durante una sosta sotto il sole estivo, nelle ore più calde della giornata. Sembrano uniti nella condivisione di un attimo fuori dal tempo, eppure non interagiscono e appaiono isolati nei propri pensieri.

«Cerco di oggettivare con la massima chiarezza quello che sento della vita decifrandolo nel suo valore universale, spoglio cioè, nei limiti del possibile, da tutte le contingenze – così Cavalli descrive il suo procedimento creativo – La ricerca in questo senso “umana” mi discosta dalla pittura astratta o estetizzante».

L’ambientazione e la luce del dipinto risentono probabilmente della duratura impressione lasciata sul pittore dalla natia Puglia, dalla quale fu sempre ispirato nonostante vi avesse vissuto solo per brevi periodi, come testimonia Virgilio Guzzi: «Dalla natia Lucera E. Cavalli si portò dietro a Roma, dove venne a stare dopo il ‘28, una disposizione [...] a guardare le cose comuni con occhi sensibili alla gran luce bianca, calcinosa di quelle case, alla trasparenza di quelle ombre; e, per di più, una tendenza al gusto della vita semplice (sullo sfondo dell’assolata natura) e degli atti pausati e rituali».

La composizione perfettamente calibrata e rigorosa, caratteristica delle opere di Cavalli che può rimandare anche alla sua pratica fotografica, è costruita su piani orizzontali, mentre la stesura piatta del colore è tipica del tonalismo, stile in cui il volume e lo spazio sono costruiti direttamente con il colore, affidandosi a incastri tonali che definiscono forme unitarie e volumi semplificati. È proprio intorno alla metà degli anni ‘30 che il fenomeno del tonalismo giunge a una diffusione sempre maggiore, portando a maturazione l’influenza della monografia su Piero della Francesca di Roberto Longhi, pubblicata nel 1927, da cui i pittori delle nuove generazioni di ambito romano colgono l’ispirazione a volgersi alla pittura del Quattrocento. Contrariamente ai suoi antichi compagni di strada Corrado Cagli e Giuseppe Capogrossi, Emanuele Cavalli rimarrà fedele al tonalismo per tutta la sua carriera artistica, alla ricerca di quell’armonia compositiva e tonale di cui ha più volte sottolineato la stretta connessione con l’armonia musicale.

Meriggio fu esposta, con il titolo Estate, alla XX Biennale Nazionale di Venezia nel 1936.

Emanuele Cavalli nasce a Lucera nel 1904. Comincia a dipingere a Roma, dove dal 1921 è allievo di Felice Carena. Nel 1928 soggiorna a Parigi, ad Avignone e a Orange per diversi mesi. Insieme a Corrado Cagli e a Giuseppe Capogrossi nel 1932 forma il “Gruppo dei nuovi pittori romani”, con cui nel 1933 esporrà alla Galleria Bonjean di Parigi. È nel catalogo di questa mostra che per la prima volta il critico Waldemar George conia il termine “École de Rome” riferendosi alla loro pittura. Dal 1935 si stabilisce con la moglie Vera Haberfeld ad Anticoli Corrado, dove rimarrà per undici anni. Nel 1945 ottiene la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, che mantiene fino al 1949, quando inspiegabilmente non gli viene rinnovato l’incarico. Anche a causa di ciò ha inizio un periodo di crisi artistica per Cavalli che, rimasto sempre fedele al tonalismo, osserva i compagni di un tempo Cagli e Capogrossi indirizzarsi con successo verso l’arte astratta, sentendosi estromesso dall’attività artistica: in questo periodo di turbamento giungerà a distruggere un ampio numero di opere degli anni precedenti. Nel 1951 si trasferisce a Firenze, dove lavorerà fino alla sua morte nel 1981.

Per tornare alla rubrica > L'Opera del Mese del Museo della Scuola Romana