L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - aprile 2022

Aprile 2022
Alberto Ziveri
(Roma, 1908 - Roma, 1990)
Autoritratto come bersagliere, 1937
Olio su tavola
MSRo40

Alberto Ziveri, Autoritratto come bersagliere, 1937 Dettaglio

Il dipinto raffigura l’artista stesso, intento a fumare una pipa, vestito con la sua vecchia divisa da bersagliere verde militare, dai bottoni dorati e dal colletto rosso fermato da stellette dorate. La figura ha il volto rivolto alla sua sinistra mentre con fare ammiccante guarda alla sua destra. Il busto è lievemente inclinato verso sinistra, una mano alzata a sorreggere la pipa in bocca; sul capo porta un cappello da bersagliere con un fitto piumaggio che ricade verso il basso. Si inscrive nella ricca galleria di autoritratti eseguiti da Ziveri nel corso della sua carriera, fra cui numerosi in costume, come il “Bersagliere”, senza dubbio uno dei più celebri dell’artista: sarà infatti il suo “travestimento” preferito, ripreso più volte, tanto da diventare negli anni della guerra un’ossessione pittorica. L’opera appare altamente esemplificativa della nuova maniera inaugurata dall’artista nel 1937, momento cruciale nella sua ricerca artistica.

In quell’anno Ziveri visita l’Esposizione Internazionale di Parigi, dove vede Guernica di Picasso ancora fresca di pittura, una mostra dedicata a El Greco, i mercati di Les Halles. In seguito visita l’Olanda e incontra le opere di Rembrandt. Ciò porta ad un cambiamento totale del suo stile che si può già intravedere in questo autoritratto, in cui i colori sono del tutto diversi rispetto alle sue opere precedenti, che si ergevano a esempi invece di pittura tonale: Ziveri diventa realista, scegliendo più avanti come soggetti scene più quotidiane con l’intenzione di comunicare le emozioni che prova l’artista nel vedere la stessa scena, ma senza giudizio.

Alberto Ziveri nasce a Roma nel 1908 e si forma alla Scuola di Arti ornamentali e al Liceo Artistico. Stringe amicizia con il pittore Guglielmo Janni, che lo instrada verso la pittura tonale, e lo scultore Pericle Fazzini, con cui ha la sua prima personale nel 1933 presso la Galleria di Dario Sabatello, combinazione ripresa nel 1984 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Conosce anche gli artisti Mario Mafai e Katy Castellucci, con la quale ebbe una relazione sentimentale. Il suo successo si realizza soprattutto in seguito al cambio di stile della fine degli anni ‘30. Nel dopoguerra continua l’attività espositiva, partecipando anche alla Biennale di Venezia (dal 1948 al 1956) e alla Quadriennale di Roma (1959, 1973).

L’incontro con la gallerista Netta Vespignani e il sodalizio che ne nasce li porta a impegnarsi nella diffusione e nel rinnovamento dell’interesse pubblico per la Scuola Romana e, nel 1983, a fondare l'Associazione Archivio della Scuola Romana insieme a Miriam Mafai, Maurizio Fagiolo dell’Arco e Antonello Trombadori. Nel 2006 la collezione e l’archivio di questa associazione sono stati donati al Comune di Roma per l’istituzione del Museo e Archivio della Scuola Romana, che ha sede all’interno di Villa Torlonia.

È all’interno delle carte di questo Archivio che è emerso un articolo a proposito della partecipazione dell’artista alla Quadriennale di Roma del 1939, il quale riporta che «è curioso notare che uno tra i più scrupolosi puristi del tono alla Quadriennale precedente: lo Ziveri, in un ritratto oggi esposto si sforza a modellare come il più accanito chiaroscurista» (“Pittura e scultura alla Quadriennale” di Leopoldo Bacherini, apparso su ‹‹Tutto›› l’11 marzo 1939). La nuova “maniera scura” di dipingere, inaugurata da poco, risulta al pubblico e alla critica contemporanea come un mutamento radicale e convintamente perseguito.

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